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Se mi segui sui Social (non lo fai ??? male male !! ti metto il link qui sotto al mio profilo Instagram) sai che nel mio stormo familiare ho adottato un giovane ara ararauna, Blu.
La storia di Blu: com’è cresciuto nei suoi primi mesi di vita
È entrato in famiglia da quando aveva 2 mesi: era un polletto spennacchiato, indifeso e dolcissimo, trombettava con quella vocina nasale in continua richiesta di cibo e di attenzioni. Mi faceva una tenerezza incredibile ogni volta che lo vedevo dormire sdraiato.
Lo nutrivo con la classica “pappetta” (per i più tecnici, il NutriBird), somministrandoglielo con una siringa, ovviamente senza ago.
Poi è cresciuto: ha iniziato a ricoprire il corpicino di foltissime piume, per tenergli caldo, ha iniziato a stare sempre più a lungo in posizione eretta, addirittura a volte per dormire! Mangiava più NutriBird e meno di frequente.
Alle piume si sono aggiunte le prime penne, le primissime sono state quelle in testa, formandogli una buffa frangetta verde. Poi man mano quelle del dorso, delle ali, fino a che non gli è spuntato un piccolo codino corto. È iniziato l’interesse verso il cibo solido, la mela soprattutto, anche se la pappetta era ancora troppo allettante e troppo “facile” da potervi rinunciare.
Riusciva a camminare senza sbattere troppo in avanti con quel becco ancora troppo sproporzionato rispetto al corpicino, e abbiamo iniziato i primi esercizi per il volo. La muscolatura del petto doveva rinforzarsi, e così, sdraiata a terra, lo sorreggevo con un piede tenendo in alto la gamba tesa e così lui iniziava a sentire lo spazio per poter sbattere le ali. Forte, forte, sempre più forte. Sempre sul letto giocavamo a lanciarci sui cuscini sul tappeto, lo chiamavo e lui iniziava a buttarsi giù, e poi sempre più lontano con dei saltini fino a quando… il primo volo, che tanto corto non è stato!
Ancora qualche mese ed è diventato un provetto volatore: prima i voli dritti, poi le curve, poi i voli in verticale su e giù dai mobili. Le penne timoniere della coda si sono allungate e abbiamo iniziato l’addestramento: un piccolo premio (una leccata al dosatore di un multivitamico per il quale letteralmente impazziva) ogni volta che arrivava al mio richiamo.
Intanto abbiamo mantenuto la pappetta solo la sera, mentre di giorno ha iniziato a mangiare frutta secca di ogni tipo (le prime volte era necessario fargli vedere come aprire i gusci, come per le noci, le arachidi, le mandorle, i pistacchi – ovviamente non salati – e le nocciole) e, se proprio deve (capriccioso come un bambino 🙄) cereali, frutta e verdura.
In tutta questa avventura di giochi, svezzamento, insegnamenti, mi sono chiesta come un genitore ararauna in natura si sarebbe comportato con il piccolo e in che modo lo avrebbe cresciuto.
Vediamo insieme quindi la crescita e l’educazione degli ara ararauna in natura!
Una piccola introduzione agli ara ararauna
Gli ara ararauna (sono conosciuti direttamente con il loro nome scientifico, o anche come “ara gialloblu”) sono pappagalli che vivono nelle foreste tropicali e subtropicali del Sud America.
Il loro areale comprende stati dell’America latina come Bolivia, Colombia, Brasile, Venezuela, Ecuador e altri.
Preferiscono ambienti con una combinazione di foreste mature e spazi aperti per facilitare il volo.
Sono uccelli stanziali, cioè non migratori, estremamente longevi: in natura la loro aspettativa di vita è intorno ai 30-35 anni, mentre in cattività possono vivere fino a 60-70 anni, grazie a ovvi fattori quali l’abbondanza di cibo, l’assenza di predatori e il controllo delle malattie.
I predatori naturali di un ara ararauna
A proposito di ambiente sicuro e predatori, non conoscendo molto della fauna del Sud America mi son sempre chiesta chi siano in natura i principali pericoli per un ara ararauna (uomo e trafficanti di animali esclusi).
Anche se, grazie alle sue dimensioni e alla sua abilità nel volo, oltre che a un becco di dimensioni non indifferenti, è in grado di difendersi e di scappare agevolmente, in natura un ara si trova a dover fronteggiare:
- giaguari, puma e volpi possono attaccare di agguato soprattutto quando l’ara è costretto a scendere a terra per nutrirsi
- rapaci, come aquile e falchi, possono rappresentare una minaccia dall’alto; il rapace “nemico” degli ara più famoso è l’imponente arpia, tra le aquile più grandi del mondo con i suoi 2,2 metri di apertura alare e 10 kg massimi
- serpenti arboricoli, un pericolo soprattutto per uova e piccoli
Riproduzione e svezzamento
Gli ara ararauna sono monogami e formano coppie stabili per tutta la vita. La stagione riproduttiva avviene nei primi mesi dell’anno, nei periodi con maggior disponibilità di cibo, e vengono deposte generalmente 2-3 uova, covate nel primo periodo, per circa 1 mese, dalla femmina mentre il maschio protegge il nido e le porta il cibo.
Alla nascita, i piccoli sono ciechi e senza piume (tecnicamente non sono quindi pulcini ma pulli). Dopo 10 giorni iniziano a sviluppare il piumaggio, prima le piume per protezione e termoregolazione, e restano totalmente dipendenti dai genitori per circa 3 mesi.
Ma non tutti i pulli potrebbero sopravvivere: tra gli ara è stato documentato il fenomeno del cainismo.
Durante il primo periodo, la femmina nutre i piccoli tramite rigurgito, ma successivamente entrambi i genitori si occupano del loro sostentamento.
Intorno ai 3 mesi di vita, i piccoli iniziano a dimostrare interesse nel cibo solido.
Infatti ai 2/3 mesi di vita i piccoli iniziano a sperimentare alimenti solidi, come semi e piccoli pezzi di frutta. I genitori li guidano in questo processo, mostrando loro come raccogliere e manipolare il cibo.
La frequenza del rigurgito viene nel frattempo ridotta, fino a quando i giovani non diventano del tutto indipendenti nel trovare cibo solido autonomamente, intorno ai 6-8 mesi.
Alcune fonti indicano però che i genitori possono continuare a rigurgitare anche fino ai 6-12 mesi di vita del piccolo, soprattutto in casi in cui il cibo non è abbondante e il giovane inesperto si trova a dover competere con gli adulti nella ricerca del cibo.
Gli ara ararauna sono altamente sociali e i giovani restano con i genitori per diversi mesi dopo essere stati svezzati. Questo periodo è cruciale per imparare comportamenti e interazioni sociali, la scelta del cibo, l’abilità di volo e strategie di sopravvivenza. I genitori continuano a seguire i giovani, che imparano tramite l’osservazione, e li proteggono dai predatori fino a quando non diventano volatori abili.
L’indipendenza totale, intesa come il distacco dai genitori e l’integrazione nelle dinamiche sociali della comunità adulta, di solito si completa ai 12-14 mesi di età.
Il cainismo: un fenomeno poco diffuso tra gli ararauna ma comunque documentato
In alcune specie di ara è più frequente il fenomeno del cainismo rispetto ad altre, e gli ara ararauna sono tra quelle in cui è particolarmente raro (o, almeno, è stato meno documentato rispetto ad altre specie).
Ma che cos’è il cainismo? Se conosciamo un po’ la storia di Caino e Abele possiamo intuirlo: è quel fenomeno in cui uno dei pulcini della stessa nidiata, generalmente il più debole, il più piccolo o il più giovane (di solito le cose coincidono, ma non è detto) viene ucciso dal fratello (o dai fratelli) più grande.
Questo si manifesta quando le risorse per la sopravvivenza sono limitate, per cui la selezione avviene già nel nido: solo il più forte sopravvive e avrà accesso alle scarse risorse disponibili.
Tra le specie di ara in cui è stato più documentato, nelle osservazioni in natura, il cainismo troviamo le Ara macao (o Ara rosse), le Chloroptera e le Militaris.
Il comportamento degli ara e come viene sviluppato nei giovani
In natura, gli ara nidificano nelle cavità di alberi alti, come le palme Mauritia flexuosa.
La loro dieta comprende principalmente semi, frutta, bacche e occasionalmente insetti.
Gli insegnamenti sociali dei genitori
Come abbiamo visto, i genitori hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’educazione dei giovani.
Ed essendo gli ara pappagalli estremamente sociali, grande importanza hanno le interazioni tra gli individui.
I genitori (ma anche altri membri dello stormo) insegnano ai giovani a comunicare attraverso vocalizzazioni specifiche. Questo aspetto è fondamentale per il riconoscimento reciproco e per stabilire legami sociali.
Sempre in merito ai legami, gli adulti volano con i giovani, insegnando loro schemi di volo e orientamento, spesso trasformando il volo in gioco per mantenere alto il livello di coinvolgimento.
Tramite l’imitazione di genitori e adulti, i giovani imparano non solo a riconoscere il cibo e come aprire semi e noci, ma anche a interagire tra loro.
In questo, grande ruolo ha anche il gioco, come anche nelle specie mammifere: attraverso il gioco fisico, con i genitori e tra fratelli, i giovani imparano a comunicare e interagire tra loro, affinando nel contempo le abilità motorie essenziali per il volo e per l’arrampicata. Proprio come piccoli leoncini, i giovani ara ingaggiano battaglie amichevoli tra loro con becco e zampe, e coinvolgendo anche gli adulti.
Un comportamento osservato più nei giovani, ma anche negli adulti, è il giocare con oggetti. Ad esempio, in natura sono stati osservati ara mentre afferravano piccoli rami, o noci con le zampe, li lanciavano, li facevano rotolare. Questi comportamenti ludici possono essere in solitaria ma anche di gruppo, stimolando la coesione con atteggiamenti sia cooperativi che competitivi, ma sempre senza raggiungere la soglia dell’aggressione.
Perché gli ara sono così tanto colorati?
Sembra incredibile, ma come ogni colorazione o texture che troviamo in natura, anche la loro colorazione sgargiante, blu brillante con il petto giallo, è un adattamento per mimetizzarsi nell’ambiente.
Anche se queste sotto sono chiaramente delle immagini realizzate con l’intelligenza artificiale, ben dimostrano come i colori degli ara si mimetizzano tra le ombre e la luce filtrata della foresta, dove il sole è intenso e lo sono anche i colori della vegetazione.
Il piumaggio giallo sotto le ali ben fa mimetizzare l’uccello con il cielo luminoso e il fogliame degli alberi sullo sfondo, agli occhi dei potenziali predatori che osservano il pappagallo dal basso (figura 4), mentre chi osserva dall’alto (rapaci) vedono un piumaggio più scuro che si va a confondere con la foresta sotto (figura 3).