La piaga di acciaio: il bracconaggio con gli snare che uccide centinaia di animali ogni anno

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In queste settimane con lo staff di Trip To Rescue, un progetto di viaggio che permette di fare volontariato in modo consapevole e attivo in Africa a protezione degli ecosistemi, stiamo lavorando a una nuova collaborazione con una riserva privata all’interno del Parco Nazionale Kruger, in Sudafrica, a tema antibracconaggio.

Ma quello che vorrei, in questo articolo, è descrivere la piaga ​delle trappole a laccio, note come “snare“, che uccidono brutalmente ogni anno centinaia di animali in tutto il mondo.

 

ATTENZIONE:  IMMAGINI FORTI

Funzionamento e posizionamento degli snare

Gli snare sono dispositivi di cattura rudimentali, spesso realizzati con materiali facilmente reperibili come fili di acciaio, cavi dei freni o fili di nylon

Questi lacci vengono posizionati strategicamente lungo i percorsi abituali degli animali selvatici come sentieri, punti d’abbeverata o zone di alimentazione. 

Il principio di funzionamento è semplice: quando l’animale attraversa il laccio, questo si stringe progressivamente attorno a una parte del corpo, solitamente il collo, una zampa o il tronco, impedendone la fuga.

Una volta intrappolato, l’animale tenta istintivamente di liberarsi, ma ogni movimento provoca un ulteriore serraggio del laccio.
Questo porta a gravi lesioni: se il laccio si stringe attorno al collo, può causare asfissia; se avvolge una zampa, può provocare lacerazioni profonde, infezioni e, in molti casi, la necrosi dell’arto. 

La morte sopraggiunge spesso dopo una lunga agonia, dovuta a soffocamento, emorragie, infezioni o sfinimento. 

La natura non selettiva di queste trappole fa sì che qualsiasi animale, indipendentemente dalla specie o dalla taglia, possa rimanerne vittima, aumentando il rischio per specie già minacciate.

Ma, d’altronde, che frega al bracconiere se la specie è a rischio di estinzione? Che gli frega se l’animale muore dopo atroci sofferenze?

Vi lascio una bellissima testimonianza della Guida e Divulgatore Scientifico Davide Sita:

Sofferenze inflitte agli animali

Le sofferenze causate dagli snare sono immense. 

Gli animali possono rimanere intrappolati per giorni, lottando incessantemente per liberarsi, il che aggrava ulteriormente le ferite.
L’agonia prolungata porta a stress estremo, dolore intenso e, infine, a una morte lenta e dolorosa. 

Purtroppo è molto raro che un animale riesca a liberarsi autonomamente da uno snare, specialmente quando questo è costruito con materiali robusti come fili di acciaio. Quando accade, l’animale porta spesso con sé lesioni gravi e permanenti, perché il tentativo di liberarsi comporta un forte trauma, che spesso è l’auto-amputazione dell’arto imprigionato.
Le ferite poi possono infettarsi, causando ulteriori complicazioni e mettendo a rischio la sopravvivenza.
Anche se l’animale sopravvive, le lesioni possono impedirgli di muoversi normalmente, procurarsi cibo o difendersi dai predatori. Ciò può portarlo a una lenta agonia o a una morte indiretta per fame o predazione.

Perfino gli esemplari salvati raramente sopravvivono a causa della gravità delle ferite riportate. 

Oggi, nel Parco Nazionale Kruger gli snare colpiscono sempre più specie grandi come bufali ed elefanti, utilizzando lacci di cavi d’acciaio estremamente robusti.

Una leonessa severamente ferita e sfigurata da uno snare

La diffusione degli snare nel mondo e gli animali più colpiti

Questi lacci della morte sono una pratica molto comune per il bracconaggio in Africa e Asia.
Sono strumenti economici, facili da realizzare.

È difficile reperire delle stime accurate su quanti e quali animali vengono uccisi ogni anno dagli snare, perché possiamo avere i dati solo di quanto viene trovato, ma non di quanto viene effettivamente utilizzato dai bracconieri.

In Asia, soprattutto nel Sud-Est Asiatico, il bracconaggio è la principale causa del declino delle tigri (Panthera tigris), ma ne cadono vittima anche leopardi (Panthera pardus) ed elefanti asiatici (Elephas maximus), che spesso muoiono per le profonde lesioni agli arti causate da queste trappole.

In Africa, invece, le principali vittime dei lacci della morte sono leoni, giraffe, gorilla ed elefanti.

Il Parco Nazionale Kruger del Sudafrica è purtroppo molto colpito da questa piaga: dal 2020, gli incidenti legati alle trappole a laccio sono triplicati, evidenziando una crescente minaccia per la fauna del parco.
Qui gli snare vengono spesso realizzati con cavi di acciaio robustissimi, rubati persino dalle recinzioni del parco stesso, e rappresentano oggi una delle principali minacce strategiche per la gestione delle aree protette.

Un'altra leonessa vittima di uno snare (Photo by: Steve Edwards/Musango Safari Camp)
Elefanti morti per via degli snare nel Parco Kruger (Sudafrica)
Bufali morti per via degli snare nel Parco Kruger (Sudafrica)
Kudu morti per via degli snare nel Parco Kruger (Sudafrica)
Impala morti per via degli snare nel Parco Kruger (Sudafrica)

Ma perché usare gli snare e uccidere gli animali?

Le principali ragioni che spingono all’uso degli snare includono:

Commercio di carne selvatica: economica e sempre disponibile

Gli snare sono strumenti utilizzati principalmente per il bracconaggio finalizzato al commercio illegale di carne selvatica (“bushmeat“).
Se inizialmente questa pratica era legata alla sussistenza e faceva parte delle tradizioni locali, oggi è sempre più guidata da interessi economici.

In Sudafrica, specialmente nelle aree limitrofe al Parco Nazionale Kruger, la povertà, l’alto tasso di disoccupazione e la mancanza di alternative economiche hanno spinto molte persone verso questa forma di bracconaggio.
Per alcune comunità rurali, la carne selvatica rappresenta ancora un’importante fonte alimentare, economica e culturale: fino all’80% delle famiglie in alcune zone rurali consumano bushmeat regolarmente.

Tuttavia, oggi il fenomeno va ben oltre la semplice caccia per la sussistenza.
Organizzazioni criminali strutturate sfruttano la povertà locale, reclutando giovani e persino bambini di appena 10 anni, coinvolgendoli nella posa e nel recupero degli snare.
La carne di animali catturati illegalmente è venduta sul mercato nero a prezzi molto più bassi rispetto alla carne regolarmente in commercio, rendendo questa attività particolarmente redditizia e appetibile per le comunità locali più vulnerabili.

Medicina tradizionale e credenze popolari

In questo tema, sicuramente la più famosa è la medicina tradizionale cinese, che in Asia attribuisce proprietà terapeutiche a diverse parti di animali:.

Ad esempio si ritiene che le ossa di Tigre abbiano proprietà analgesiche e afrodisiache. Nonostante la mancanza di evidenze scientifiche, queste credenze persistono, alimentando il bracconaggio delle tigri. In passato, le ossa di tigre potevano raggiungere prezzi elevati sul mercato nero (oggi si arriva a quasi 4.000 dollari al Kg), e hanno contribuito al declino della popolazione di questi felini.

Il corno di Rinoceronte è considerato un potente afrodisiaco e rimedio per vari disturbi. Il suo valore sul mercato nero può superare i 66.000 dollari al Kg, rendendolo più prezioso dell’oro e del platino.

In paesi come Cina, Vietnam e Corea del Sud, sia individui benestanti che persone delle classi medie e basse possono ricorrere alla medicina tradizionale. La diffusione di queste pratiche è radicata nella cultura e nella storia millenaria di queste nazioni.

Ma anche le stesse pratiche di medicina tradizionale in Africa utilizzano parti animali.
Le pelli di leopardo e ghepardo sono ad esempio utilizzate in cerimonie culturali e religiose, mentre le loro ossa possono essere impiegate in rituali o come amuleti.
Organi di vari animali vengono utilizzati per preparare rimedi tradizionali o per scopi rituali, basati sulla credenza che possiedano poteri spirituali o curativi.

In Africa le pratiche di medicina tradizionale sono diffuse sia nelle aree rurali che urbane. Gli utilizzatori possono includere guaritori tradizionali, leader spirituali e membri delle comunità locali che seguono le tradizioni ancestrali.

Quali sono i progetti per contenere il bracconaggio e soprattutto l’utilizzo degli snare?

La lotta contro gli snare, trappole come abbiamo visto economiche e facili da costruire, richiede un approccio che affronta contemporaneamente il problema dal punto di vista sia sociale ed economico, sia ambientale.
Perché possiamo rimuovere tutti gli snare e le trappole di questo mondo, ma se ci saranno ancora fame e povertà a piegare la popolazione locale, il problema non sarà mai arginato dalla radice.

Attualmente le principali strategie adottate per far fronte al problema del bracconaggio sono:

Pattugliamenti e rimozione diretta

Le squadre anti-bracconaggio, composte da ranger professionisti, unità cinofile (K9) e volontari, svolgono pattugliamenti mirati nelle aree più colpite, come il Parco Nazionale Kruger in Sudafrica.
Durante le operazioni, gli snare vengono individuati e rimossi con tronchesi o cesoie.
Nel solo 2023, nel settore Pafuri di Kruger sono stati rimossi oltre 3.000 snare.

Uso della tecnologia

Droni, telecamere di sorveglianza, visori notturni e GPS sono impiegati per monitorare aree remote e identificare rapidamente attività sospette.
Le unità cinofile (K9) vengono impiegate per individuare i bracconieri e tracciare percorsi utilizzati per entrare nei parchi nazionali.

Educazione ambientale e sensibilizzazione

Workshop e dialoghi comunitari vengono svolti regolarmente da enti come SANParks e Endangered Wildlife Trust (EWT) per educare le comunità locali sul valore della fauna selvatica e sui danni causati dal bracconaggio.
SANParks organizza regolarmente incontri nelle comunità vicine al Kruger per cercare di aumentare la consapevolezza del problema.

Coinvolgimento delle comunità locali

Progetti come quello guidato dalla comunità Makuleke nel nord del Kruger dimostrano che coinvolgere direttamente le comunità locali nella gestione delle aree protette, condividendo benefici economici derivati dal turismo sostenibile, è un modo efficace per ridurre il bracconaggio.
Si cerca di creare alternative economiche e fonti di reddito sostenibili per scoraggiare il coinvolgimento nella caccia illegale.
Ad esempio il Lodge Safari Mdluli, nel Parco Kruger, punta moltissimo sul coinvolgimento delle comunità locali, sulla formazione e in generale sul turismo sostenibile.
Più si conosce, più si protegge.

Inasprimento delle pene

Rafforzare le pene per chi utilizza, vende o distribuisce snare può avere un effetto deterrente. Attualmente, molte comunità considerano troppo lievi le conseguenze legali del bracconaggio con snare.

Collaborazioni transfrontaliere

Poiché molte aree protette africane si estendono lungo confini nazionali (come nel caso di Kruger, che confina con Mozambico e Zimbabwe), la cooperazione internazionale è cruciale per affrontare le reti criminali e contenere il commercio illegale transfrontaliero di parti di animali selvatici. 

Photo by: Davide Sita, www.davidesita.it