
Descrizione
La Philenoptera violacea è un albero di medie dimensioni che può raggiungere un’altezza di circa 5–10 metri, con una chioma arrotondata e aperta.
Perché “violacea“? Il nome della specie si riferisce al colore dei fiori, di un bel lilla chiaro o viola pallido, simile un po’ al colore della lavanda.
Questo è un colore abbastanza inusuale tra gli alberi delle savane africa, che tendono ad avere monotoni fiori gialli, bianchi o verdi.
I nomi “Apple leaf” e “Rain tree” li esploriamo nella sezione delle foglie.

Tronco e Corteccia
Il legno di Philenoptera violacea è duro e resistente, utilizzato localmente per la produzione di utensili, manici di attrezzi e carbone.
La corteccia è impiegata nella medicina tradizionale per trattare varie affezioni, tra cui dolori reumatici e disturbi gastrointestinali.

Foglie
Il nome comune inglese Rain Tree (cioè “albero della pioggia”) non ha nulla a che vedere con le precipitazioni atmosferiche… ma con un inganno biologico spettacolare.
Durante la stagione calda, il fogliame dell’albero appare umido o gocciolante, anche in pieno sole e senza nuvole in cielo.
Questo accade perché è spesso infestato da insetti succhiatori di linfa, in particolare il “spittle bug” (Ptyelus grossus).
Questi insetti si nutrono della linfa dell’albero e espellono grandi quantità di acqua quasi pura, che ricade a terra in goccioline continue.
Il risultato è che, stando sotto un Philenoptera violacea, sembra di essere sotto una pioggerellina fine, da cui l’origine del nome Rain Tree.
Il fenomeno del “Rain Tree” nella Philenoptera violacea è identico a quello osservato in un’altra specie africana molto nota: la Weeping Wattle, ovvero la Peltophorum africanum.
L’insetto coinvolto è sempre lo stesso, lo “spittle bug”.
L’altro nome comune è Apple-leaf (letteralmente: “foglia di melo”) si riferisce alla forma delle foglie dell’albero.
Le foglie sono composte e imparipennate, ma hanno una fogliolina terminale più grande e rotonda.
Le foglie somigliano a quelle del melo (Malus domestica), non alla forma del frutto, sia nella forma che nel suono “croccante” quando vengono schiacciate sotto le dita.