La conservazione non è solo proteggere gli animali dal bracconaggio.
Non è solo proteggere la natura dall’uomo.
Combattere efficacemente il bracconaggio è far sì che gli animali vivi e un ecosistema sano abbiano più valore di corni, ossa e pelli.
Un breve ripasso della storia
1898 Come già a fine 1800 Paul Kruger aveva intuito, una caccia selvaggia porta alla distruzione dell’intera popolazione di animali, cioè alla distruzione di un’importante economia. Ecco quindi nascere nel 1898 la Sabie Game Reserve.
1912 E anche Hamilton, il gestore e protettore della Sabie e della Singwitsi Game Reserve, aveva capito che se voleva salvare gli animali, doveva far sì che la gente ne capisse il valore e li vedesse.
Nel 1912 nacque quindi Skukuza, un dapprima rudimentale posto dove i passeggeri della neonata ferrovia potevano passare la notte, immergendosi in una natura per loro del tutto nuova e affascinante.
1991 E il nuovo amministratore del parco Kruger, il dottor Robinson, introdusse negli anni ’90 (al termine dell’Apartheid) il lavoro di coinvolgimento delle popolazioni locali come forza lavoro all’interno del parco, e un team di scienziati e ricercatori che affiancassero l’amministrazione.
1998 L’ultima svolta epocale l’abbiamo nel 1998, quando come nuovo Direttore Generale del Kruger arriva il dottor David Mabunba, un nero della popolazione Tsonga.
Continua l’importante lavoro e progetto di Robinson, ampliando notevolmente l’inclusione della popolazione locale evidenziando così gli evidenti benefici del turismo.
La catena del valore
Ma quindi come si attua veramente una salvaguardia che funziona?
Il ciclo è questo:
- qualcuno, per credenze secolari, vuole il corno del rinoceronte
- un'organizzazione glielo procura
- la popolazione locale va a cacciare il rinoceronte e vende il corno
Il problema è quindi a tre livelli: chi compra, chi vende e chi uccide gli animali.
Ad uccidere gli animali è sempre la popolazione locale: sono loro infatti che sanno come muoversi sul territorio, sono loro che, essendo nati e cresciute in queste terre, sanno come cacciare efficacemente un rinoceronte o un elefante.
Ma perché un locale dovrebbe voler uccidere un rinoceronte? Semplicemente perché è povero. E fornire un corno è un modo semplice per avere qualche soldo e poter campare con la famiglia per un po’.
La chiave per combattere efficacemente il bracconaggio è far sì che, per la popolazione locale,
un rinoceronte vivo valga più di un rinoceronte morto
Il turismo è quindi fondamentale per la protezione degli animali e dell’ecosistema, perché i turisti arrivano proprio per vedere gli animali in vita, liberi in un ambiente sano.
E per far sì che la comunità locale abbia i concreti benefici del turismo, deve esserne attivamente coinvolta.
Il vero eco-turismo
È qui che nasce il vero eco-turismo, che si basa su tre pilastri fondamentali:
- partecipare o contribuire alla conservazione e tutela della fauna selvatica, combattendo il bracconaggio
- coinvolgere attivamente le comunità locali affinché "sentano" economicamente (ma non solo) i benefici del turismo
- costruire strutture ecologiche e moderne
Prendiamo come esempio di buon turismo sostenibile il Lodge Mdluli, nato nel 2020 all’interno dei confini del Parco Nazionale Kruger.
Conservazione e anti-bracconaggio
Il turismo ha permesso di raccogliere, in soli 4 anni di attività, più di 40 mila euro, che sono stati destinati ad importanti operazioni di conservazione che sono state più volte premiate ed elogiate anche al di fuori del Sudafrica:
- addestramento dell'unità anti-bracconaggio, arruolando in una sorta di "piccolo esercito" i ragazzi della popolazione locale (la comunità Mdluli)
- impiego dell'unità K9, cioè i ranger a quattro zampe: viene così sfruttato, nell'unica unità cinofila presente nel parco Kruger, il grande talento dei cani nel seguire una traccia
- l'unità anti-bracconaggio è stata fornita di tutto il materiale e l'equipaggiamento necessario a svolgere in sicurezza il proprio lavoro
La comunità locale si trova così in prima linea, stipendiata, addestrata e formata di competenze, nella tutela e protezione della fauna selvatica.
Che da cacciare, è diventata da proteggere.
Coinvolgimento attivo delle comunità locali
Quella di Mdluli è una storia particolare che merita di essere raccontata.
Negli anni ’60, in pieno Apartheid, sappiamo che i neri non godessero di molti diritti. Uno di questi era il possesso della terra.
L’allora governo sudafricano impose pertanto alla comunità Mdluli di lasciare le loro terre, nei pressi del Numbi Gate, per far sì che il Parco Kruger potesse espandersi anche in quell’area.
Ma il Chief Mdluli si battè sino alla fine per ridare la dignità alla sua gente, con questo motto:
se il mio popolo non può vivere SULLA sua terra, allora dovrà vivere DELLA sua terra
E così è successo.
Nel 1998 finalmente si giunse a un accordo: la comunità ebbe il completo possesso di 850 ettari di terreno all’interno del Parco Kruger, che divenne la Mdluli Reserve.
Nessuno ci abita, la comunità vive giusto al di fuori dei confini del parco, in 4 villaggi, ma grazie alle politiche economiche attuate per sfruttare questa riserva, si può dire che effettivamente oggi gli Mdluli non vivono SULLA loro terra, ma DELLA loro terra.
Purtroppo Chief Mdluli morì l’anno prima e non potè vedere il grande traguardo a cui dedicò la vita e che oggi è portato avanti da suo figlio.
Nella riserva è nato, nel 2020, un bellissimo Lodge, nel quale sono impiegati 120 ragazzi (il 95% donne!!) della comunità Mdluli, e ne sono stati impiegati più di 300 per la costruzione.
Il 50% dei proventi del Lodge viene utilizzato da e per la comunità:
- Ristrutturazione di una scuola del villaggio Makoko, in cui i bambini possono studiare serenamente e in sicurezza.
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Sono stati forniti ai bambini 2 bidoni per la raccolta di Plastica e Carta: una volta riempito un bidone, ottengono un pallone per giocare.
Dapprima è stata ripulita la scuola, poi i bimbi son passati al villaggio. -
Sempre nel villaggio Makoko è stato realizzato un impianto di estrazione dell'acqua, in modo tale da garantire una media di 60 mila litri al giorno di acqua potabile alla popolazione.
Così le donne e i bambini, che generalmente devono sacrificare il proprio tempo in marce interminabili per l'appovvigionamento dell'acqua, possono studiare e lavorare. - È attivo un servizio navetta che porta ogni giorno i lavoratori a casa e al lodge. In questo modo le donne tornano a fare le mogli e le madri ogni giorno, cosa purtroppo assolutamente non scontata nella stragrande maggioranza delle altre realtà.
- È fornito un servizio di clinica medica per tutti i lavoratori.
- Troviamo un orto comunitario e un allevamento di polli e uova: il Lodge acquista carne e uova e anche la popolazione può acquistare questi beni a prezzi più che accessibili.
Oltre al lavoro, alle competenze che ne conseguono e a un migliore accesso all’educazione, questi sono solo alcuni degli altri benefici che conseguono da un Turismo veramente Sostenibile, che si impegna attivamente nell’aiutare e supportare la comunità locale.
Una struttura eco-sostenibile
Per ultimo, per proteggere gli ecosistemi che ci ospitano, è importante anche adottare pratiche eco-sostenibili.
Fondamentali quindi la scelta dei materiali (il bamboo al posto del legno ove possibile, ad esempio, oppure il riciclaggio di più di 400 mila bottiglie di plastica per realizzare i pavimenti) e dei metodi di costruzione per ottenere una struttura a minor impatto ecologico.
Con l’obiettivo di avere un impatto ecologico e ambientale minimo, il Lodge Mdluli è alimentato al 100% da energia rinnovabile derivante dai pannelli solari con sistema di accumulo; le acque reflue e fognarie vengono adeguatamente trattate, per rilasciare acque sicure e pulite nell’ambiente.
L’impatto del settore del turismo in Sudafrica
Ad oggi l’economia del Sudafrica si basa su tre settori principali: servizi (63% del PIL, turismo incluso), industria (24%) e agricoltura (3%).
Tra i servizi, i turismo è un settore strategico ed è considerato una leva chiave per lo sviluppo economico e occupazionale, soprattutto nelle aree rurali e marginali come quelle intorno al Kruger National Park.
Il contributo diretto del turismo al PIL sudafricano si aggira attorno al 3%, ma se consideriamo anche gli effetti indiretti e indotti (trasporti, costruzioni, fornitori, ristorazione ecc.), può arrivare fino a circa il 9%–10% del PIL totale.
Dà lavoro a circa 1,5 milioni di persone (su più di 60 milioni in tutto il Paese), tra occupazione diretta e indiretta (dati pre-Covid).
Ha una forte capacità inclusiva, impiegando in modo significativo donne, giovani e lavoratori poco qualificati, in settori come accoglienza, ristorazione, artigianato, trasporti e guide.