La favola dei doni del re Leone

La favola dei doni del re Leone

Popolazione: Khoi (Sudafrica)

Il re Leone diede una festa nella savana, a cui erano invitati tutti gli animali.

Tutti erano entusiasti, ma la signora Kudu avanzò la sua preoccupazione: “Se andiamo a questa festa, chi ci assicura che re Leone non ci mangerà?
È vero! Anche noi abbiamo paura” risposero in coro altre signore antilopi.
E così il signor Kudu decise di andare, per non creare problemi di rappresentanza della famiglia, mentre la signora Kudu rimase a casa con la cugina, la signora Nyala, e l’amica Impala.

Animali grandi e piccoli si riunirono alla festa: arrivarono Leopardo, Zebra, Elefante, Babbuino, Falco Giocoliere e perfino Oritteropo, che di solito non si fa vedere perché si vergogna del suo aspetto. 

Babbuino aprì le danze, Sciacallo e Tessitore cantarono. Ippopotamo provava a danzare e Iena rideva forte per via delle sue zampe corte e goffe. Istrice si muoveva a ritmo facendo suonare gli aculei, mentre Giraffa ciondolava timidamente il collo a tempo di musica.
Mangiarono a volontà, e anche Leone, Ghepardo e Leopardo non mangiarono carne per rispetto a tutti gli invitati.

Quando il banchetto finì, re Leone annunciò: “Cari amici, come segno della mia bontà, voglio offrire un dono speciale a ciascuno di voi. Chi vuole le corna, si metta da un lato!

Le antilopi, entusiaste, si misero in fila e ricevettero delle splendide corna. 
Ma di quelle famiglie la cui femmina era rimasta a casa, solo il maschio ricevette le corna.

Elefante, curioso, provò a prenderne un paio con la bocca.
Non hai rispettato la fila!” ruggì Leone “Per punizione, le tue corna resteranno attaccate alla tua bocca” Lo prese per il naso per spostarlo dal gruppo, e il naso gli si allungò.
E così Elefante si allontanò mogio mogio, con le corna attaccate sul davanti e il naso a penzoloni.

In tutto questo tumulto, Rinoceronte venne a ficcare il naso.
Bene, visto che ti piace mettere in naso negli affari che non ti riguardano, a te le corna le piazzerò dritte dritte sul naso” disse Leone.
Ma nel mettergliele, Leone gli diede una forte zampata sul muso, accorciandogli un corno. Ecco perché il Rinoceronte ha un corno più lungo e uno più corto.

Leone distribuì poi i vestiti. 
A Zebra andò un abito a strisce, mentre Leopardo ricevette un manto maculato. 
Mentre Leone consegnava un bel vestito in bianco e nero a Genetta, si avvicinò Giraffa strillando “Anche io voglio un vestito nuovo, anche io!
Ma ormai l’abbiamo capito: Leone è un po’ permaloso e non gli piace che si salti la fila.
Che maleducata. Come osi urlare al tuo Re? Vuoi un vestito? Prenditelo. Ma perderai la voce
Leone era un re severo ma anche di cuore: vide Giraffa così sconsolata che decise di regalarle un lungo collo in modo da essere così alta da non dover chiacchierare con gli altri animali. E così Giraffa se ne andò trotterellando soddisfatta.

Ma quando Leone si girò per distribuire altri vestiti, inavvertitamente pestò Lucertola che si era avvicinata troppo. E così Lucertola è tutta piatta per colpa del pestone del Re.

Il sole stava calando e Leone iniziava ad avere fame e ad essere impaziente. C’erano ancora tanti doni da distribuire.
E così iniziò a consegnare code, denti, colori, zanne un po’ a caso.
A Facocero toccarono grosse e spropozionate zanne a rendere ancora più brutto il suo muso già bitorzoluto, a Ippopotamo vennero appioppati dei denti giganti.

Stanco di tante fatiche, re Leone si accomiatò e andrò a fare un pasto come si deve.

Dopo un po’ arrivò intanto Tartaruga, che piano piano si era incamminata verso i doni, ma non era rimasto più nulla. Pieno di compassione, l’amico Coccodrillo le cucì un vestito con la sua stessa pelle.

E arrivò anche Rana: la lunga attesa sotto al sole l’aveva accaldata e così era andata a farsi un bagno nell’acqua, aspettando la sera fresca.
Ma aveva aspettato troppo a lungo, perciò anche lei quando arrivò non trovò più nulla e se ne tornò mesta mesta in acqua.
E da allora esce solo più la notte, lamentandosi per aver perso tempo.

Storia liberamente ispirata a “I doni di Re Leone” nel libro “Le mie fiabe africane” a cura di Nelson Mandela, Donzelli Editore