Differenza tra otarie e foche - La colonia a Cape Cross in Namibia

Namibia low budget – Giorno 5/8

Indice dei contenuti

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animali, natura
350
tenda

basso

Le otarie alla Cape Cross Nature Reserve

Con mia estrema sorpresa, la notte ho dormito alla grande.
Mi sveglio, seppur con un po’ di mal di schiena, alle 6:30, accompagnata dal rumore delle onde dell’oceano che si infrangono con rabbia sulla spiaggia.
Fuori è ancora buio ma addento l’ultimo pezzo di pane e piego la coperta e il sacco a pelo, stavolta con più facilità grazie al letto di appoggio.

Si parte, direzione: Cape Cross Nature Reserve.
Attraversando il deserto, con le sue dune di sabbia nera e gialla, ecco spuntare il gate della riserva.

100 Rand (o, come sempre, Dollari Namibiani) a persona, 30 per la macchina e 20 come “conservation fee”.

Parcheggio la macchina di fronte a forse un migliaio di rumorose, assonnate, litigiose ma sempre spiaggiate… otarie!

Ce ne sono che dormono, nella maniera meno dignitosa possibile, pancia all’aria e pinna all’insù, che sbatacchiano quasi a volermi salutare.
Ma altre non danno per niente il benvenuto, correndomi incontro con quel buffo incedere sul ventre, abbaiandomi di andare via.
Si capisce in fretta chi vuole più distanza e chi è a proprio agio, ma la regola è sempre una sola: rispettare i loro spazi di comfort e comunque mai avvicinarsi troppo. Un paio di metri sono sufficienti, sia a loro per essere a proprio agio, sia a me per godermi queste splendide seppur puzzolenti creature.
Eh sì: dopo qualche minuto alla fine ci si fa l’abitudine, ma l’odore forte e pungente che mi ha accolta mi accompagnerà per tutto il giorno, avendo un po’ impregnato i vestiti.

Tra di loro sono creature molto litigiose e irrispettose degli altrui spazi.
Sembra di essere sul pianeta di Chewbacca con tutti che si lamentano e urlando si mandano a quel paese.

Ci sarebbe un sentiero, protetto ai lati da una staccionata, ma un gruppetto di otarie blocca il passaggio. Quasi tutte sonnecchiano sul sentiero di accesso, ma una è piuttosto aggressiva e mi scaccia ogni volta che provo a passare.
E così mi tocca aspettare, ammazzando il tempo facendo foto alla colonia.

Quando finalmente il passaggio si libera imbocco il sentiero e mi trovo davanti il resto della colonia, immensa, direttamente affacciata sull’oceano.
Un centinaio di otarie stanno nuotando nell’acqua gelida, altre sono sugli scogli a litigare, mentre qualche migliaio riposa (o litiga) sulla spiaggia.

Passo più di un’ora a osservare queste buffe creature, ne seguo alcune, in particolare un cucciolo che continua a vagare in mezzo alla colonia chiamando la mamma e cercando di poppare dalle mamme che trova lungo il suo percorso, ma sempre scacciato dal cucciolo di diritto.
Con il cuore stretto, augurandogli buona fortuna, risalgo in macchina e continuo il mio viaggio lungo la Skeleton Coast.

Info

Sai come distinguere una Foca da un’Otaria?

Le orecchie delle otarie si vedono, sono come dei piccoli peduncoli che sporgono ai lati della testa, mentre quelle delle foche sono semplici fori.

Il muso delle foche è appuntito, mentre quello delle otarie è più arrotondato.

Le foche fanno versi simili all’abbaio di un cane, mentre le otarie sembrano Chewbacca.

Infine le foche sono più agili nel camminare sulla terraferma, mentre le otarie, a causa delle “gambe” più corte e ravvicinate, sono molto più goffe e tendono a spostarsi più sul ventre.

Mi fermo rapidamente a vedere dalla spiaggia il relitto di una nave, declinando l’offerta di minerali a buon prezzo (alcuni devo dire molto belli).

Cederò però lungo il tragitto fermandomi a una delle “bancarelle fantasma” che espongono alcuni cristalli di sale: ne puoi prendere uno a tua scelta e pagare il corrispettivo (generalmente 10 o 20 Rand) mettendolo direttamente nel barattolo.

Swakopmund e Snake Park

Mi fermo ancora, entusiasta come una bambina, a passeggiare lungo le dune del deserto di sabbia, dorata e immensa. È la seconda volta che vedo il deserto, e mi sento libera e felice come la prima.

Continuo il viaggio verso la città di Swakopmund, fermandomi a fare benzina lungo il percorso in un piccolo villaggio.

Arrivata a destinazione cerco il Pick ‘n Pay più vicino e faccio la spesa per i prossimi due giorni: acqua, un dolcetto per colazione e, dal reparto gastronomia, 2 insalate e 2 panini. Non è il massimo ma con meno di 10€ me la son cavata.

Ricarico un pochino il telefono in un bar lungo la costa mentre prendo un cappuccino (non male). La sensazione, con tutte queste strutture turistiche moderne e dal carattere europeo con un tocco di snobberia, è di essere più sulle sponde del Lago di Garda che in Namibia.

Vado a visitare gli scogli poco distanti ma vengo placcata 3 volte per il tentativo di vendita di non so bene quali oggetti, per cui un po’ scocciata desisto e mi dirigo verso lo Snake Park.

Questo piccolo rettilario merita sicuramente una visita, per 5€ di ingresso, soprattutto perché mi dà l’occasione di poter vedere finalmente di persona quei serpenti che, più o meno pericolosi, ho studiato in accademia nella lezione dedicata ai rettili.

E così, unica visitatrice al momento, incontro finalmente il Puff Adder, che sembrava sì cicciotto in foto, ma non pensavo così tanto 😅
E rimango sorpresa dalle piccole dimensioni della Giant Bullfrog, che di giant, almeno quell’esemplare, non aveva poi molto.
Incontro il magnifico Boomslang con i suoi occhioni, la Horned Viper, il Vine Snake e molti altri.
Ma tra tutti, incrociare lo sguardo del Black Mamba, così fiero e penetrante, ha fatto venire un piccolo brivido lungo le braccia.

I fenicotteri di Walvisbaai

Terminata la visita è ora di rimettersi in viaggio, attraversando nuovamente il deserto, per raggiungere la cittadina di Walvisbaai, sorprendentemente grande e vitale per essere in un’area desertica.

Lungo la costa che si affaccia sull’oceano ho un altro nuovo incontro: i fenicotteri!
Colonie, più o meno grandi, disseminano l’acqua della costa, ma la parte più emozionante è sicuramente quando un intero gruppo di un centinaio di fenicotteri spicca il volo davanti ai miei occhi e passa sopra alla mia testa.

La Flamingo Lagoon non è nulla di che, come anche il Bird Paradise. I migliori scatti li ho fatti fermandomi per strada lungo la costa, dalla Laguna fino al Pinky Lake (curioso ma opzionabile).

Campeggio nel deserto

È ora di salutare anche Walvisbaai.

Salgo in macchina e mi dirigo verso sud. Purtroppo la strada dopo poco diventa sterrata, di quelle che con la mia macchinetta non si va più dei 40 all’ora, per cui i tempi si allungano enormemente.

Con ancora negli occhi i fenicotteri e nelle orecchie (e nel naso, ahimé) le otarie, piazzo la tenda in un’area per il campeggio libero. Non c’è nulla di che, un semplice spiazzo leggermente lontano dalla strada principale e un bagno (cioè, un buco nel terreno con delle paratie per la privacy).

Ma è tutto quello che mi serve: finisco la mia insalata di broccoli al tramonto sul deserto, osservo un po’ le stelle del cielo della Namibia e, chiedendo alla stella cadente di portarmi un briciolo di fortuna in un periodo un po’ buio della mia vita, mi infilo nel sacco a pelo e mi addormento nel silenzio più silenzioso della mia vita.

Continua il viaggio